Butor / La modification

Pourvu qu’à Rome il fasse beau, “hic ver assiduum”, pourvu que vous puissiez demain matin, sans avoir besoin de vous protéger d’une de ces virulentes averses automnales romaines dans une porte cochère voisine, ce qui risquerait de vous empêcher de rencontrer, d’apercevoir ou même de rattraper Cécile au moment ou elle s’enfuirait en courant….

38 pensieri riguardo “Butor / La modification

  1. Si la décision initiale devient de plus en plus incertaine au fur et à mesure que Rome s’approche, elle ne peut tendre qu’à l’annulation puisque la gare s’appelle précisément Termini. Il ne reste plus qu’à prendre le chemin “à rebours”. C’est précisément ce que vient de faire Angèle.

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  2. @ Yves, grazie per il commento.
    Purtroppo ho appena iniziato a leggere La modification, per capire qualcosa.
    @ lefty: con calma tradurrò, dopo aver letto il libro per intero.

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  3. Molto strano !!! Je me félicitais de voir que depuis l’après-Berlusconi “traduction” se redisait à nouveau “traduzione” en italien. Est-ce encore “translation” ?
    Amicizia a tutti

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  4. Mi ha già parlato di Still Life! Mi ha detto che ha fatto cagare più o meno come il Bordeaux di Lucca. Stai a vedé che ‘sto Gianluca s’intende anche di cinema oltre che di vino. 😉
    ernie

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  5. La sibilla cumana mi appartiene, non ho potuto resistere!
    Sto rileggendo Cioran…Kristeva è in pausa…per Butor ci vuole il tempo che non ho e qualche Bachelard di meno :)))

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  6. Per la proposta della Laurina sposo “La Madonna” ma non Arezzo Wave, ovviamente. Il volume del rock, che amo ancora, mi arriva troppo dritto alle viscere. E poi il popolo del rock un pò puzza. O no? Tanto per essere un pò razzistelli.
    ernie

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  7. O.T. (Off topic, se non sbaglio, come dite voi colti).
    Da Alfred58 a Michel58 il passo è stato breve. Ora comincio a conoscere un pò anche Houellebecq. Non trovando al volo “Estensione del dominio della lotta” consigliato a GG, mi son preso “Piattaforma” e son già a buon punto. Talentuoso il giovanotto. Scrive in modo appassionato e ti tiene incollato alla pagina. A occhio e croce mi garba, per una lettura postlavoro o antesonno. Non capisco come faccia a piacere a te, tanto è politacally extrauncorrect. Ogni tanto tra concetti su musulmani, talebani e femmine mi ricorda un certo Ernie. Ma ne abbiamo già parlato, il succo è un altro. E il succo mi pare ci sia.
    Ti/Vi aspetto per Cézanne. Io un ci vengo un’altra volta, però un caffè in Piazza della Signoria si piglia.
    Un saluto.
    e

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  8. “ A ovest di Paperino”. Wolff, ti ho citato in “la poesia e lo spirito”. Come si chiama il centravanti del Rapid Vienna ?
    Heidegger o Houellebecq. Sai com’è, per esser tanto colti bisogna leggere tutto, o quasi. Come dice Gianluca, ho pur sempre letto più libri di lui.
    Sottopongo a uno meno colto di me queste traduzioni di Char, dimmi che ne pensi. Io avrei anche lasciato “a nord”.

    L’intelligence avec l’ange, notre primordial souci. (Ange, ce qui, à l’intérieur de l’homme, tient à l’écart
    du compromis religieux, la parole du plus haut silence, la signification qui ne s’évalue pas. Accordeur de poumons qui dore le grappes vitaminées de l’impossible. Connaît le sang, ignore le céleste. Ange: la bougie qui se penche au nord du coeur.)
    (René Char)

    L’intelligenza e l’angelo – il nostro primordiale pensiero. (Angelo: ciò che nel profondo dell’uomo tiene a distanza dal compromesso religioso, parola di un più alto silenzio, di un senso inestimabile. Accordatore di respiri che indora i grappoli vitali dell’impossibile. Conosce il sangue, ignora il cielo. Angelo: il lume che si tende sopra le nevi del cuore.)
    (Francesco Marotta)

    L’intelligenza con l’angelo, nostro primordiale pensiero. (Angelo, ciò che nell’intimo dell’uomo tiene discosti dal compromesso religioso, verbo del silenzio più alto, significato di cui non si dà stima. Accordatore di polmoni che dora i grappoli vitaminizzati dell’impossibile. Conosce il sangue, ignora il celeste. Angelo: candela che si china a settentrione del cuore.)
    (Vittorio Sereni)

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  9. Ricordino. Correva l’anno 198… Avevo partecipato ad un concorso di poesia in quel di Carrara con una lirica dedicata ad un mio caro amico scomparso prematuramente. Arrivai terzo. Il bronzo, come si conviene al gradino più basso del podio, invece di essere una medaglia fu una sculturina deliziosa che ancora conservo gelosamente sul comodino. A consegnarmela fu il presidente della giuria giudicante: Vittorio Sereni, che mi si avvicinò all’orecchio e nel porgermela mi sussurrò “Per me era la migliore ma saprà bene come vanno queste cose”. E’ l’ultimo concorso al quale ho partecipato, sapendo che soddisfazione più grande, per un dilettante allo sbaraglio, non avrebbe potuto ripetersi.
    Quindi, è ovvio, scelgo la traduzione di Sereni.
    Un saluto.
    ernie

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  10. @ ernie, che bello il tuo ricordo di Sereni!!!

    @ Grazia cara in settimana passo a salutarti, sono presissima da mille incombenze

    @ Ricambio il bacio Mad, e un caro saluto a Mario; a Parigi verrò a fine maggio…magari ci tornate anche voi e ci si vede là…più facile che in Italy sembra… :)))
    Yves e Angèle sono miei carissimi amici, e ti invito a visitare la loro rivista letteraria on line, ricca e appassionante che è da sempre nei link di lessness

    http://www.terresdefemmes.blogs.com

    à bientot

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  11. March 30th, 2007 at 9:08 pm
    Francesco Marotta Says: Alfredo (sic!), sei un grandissimo pagliaccio […] Sì, Alfredo (sic!!!), sei, e rimarrai sempre, un raccoglitore di figurine.

    ***

    “Sophie!” esclamò nuovamente Bruno. “Sai cosa scrisse di Shakespeare Nietzsche ? ‘Quest’uomo deve aver sofferto proprio parecchio, per aver tanto bisogno di fare il pagliaccio !…’ . Io Shakespeare l’ho sempre trovato un autore sopravvalutato; ma in effetti come pagliaccio è proprio un gigante.” (Le particelle elementari)

    Ma io non ho sofferto nemmeno tanto.

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  12. L’intelligenza e l’angelo,
    sorgente primordiale nostra,
    (l’angelo
    che dal dentro dell’uomo
    lo discosta da patti religiosi,
    parola del sommo silenzio,
    inestimabile senso.
    Accordator di fiati
    che indora
    i grappoli vitali
    dell’impossibile.
    Conosce il sangue
    ed ignora il celeste.
    Angelo:
    candela che dirige
    a nord del cuore.)

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  13. L’intelligenza è, in questo caso, un traslato. Un’espressione metonimica, in parole povere sta al posto di qualcos’altro, quindi avec. Se Char ha scritto “avec” poteva avere in mente una sola cosa: la lotta con l’angelo. O il banchetto con l’angelo.
    Notre primordial souci: nostro primordiale pensiero, cioè preoccupazione, inquietudine; à l’ intérieur de l’homme: è nell’intimo. Se Char voleva scrivere “inestimable” l’avrebbe scritto, invece ha scritto « qui ne s’évalue pas »; potrebbe nel caso essere il significato (senso) che non si pensa. Qui dore, che dora; indora è brutto, perché s’indora oramai solo la pillola, meglio illuminare, o far risplendere. Poumons è figurato, dunque polmoni. L’accordeur (accordatore di strumenti) è qui accordatore di polmoni (strumento). Vitaminées è poco poetico. Perché voler trovare ad ogni costo dei versi.
    Riporto un piccolo brano di Bergson (cambiato ad hoc):
    “Se scelgo a caso un volume della mia biblioteca, posso riporlo dopo avergli dato un’occhiata, dicendo: ‘non sono versi’. È proprio questo che ho visto sfogliando il libro ? Evidentemente no. Non ho visto, né mai vedrò, un’assenza di versi. Ho visto la prosa. Ma siccome desidero la poesia, esprimo ciò che trovo in funzione di ciò che cerco, e invece di dire ‘ecco la prosa’, dico ‘non sono versi’ […] traducendo così i dati della mia percezione … nel linguaggio della mia aspettativa e della mia attenzione, che sono fissate sull’idea di ‘versi’ e non vogliono sentire parlar d’altro.”
    Chinarsi a settentrione del cuore o a nord del cuore è un’espressione “quasi” idiomatica propria anche dell’italiano; la candela potrebbe anche inclinarsi.
    Ci sono parole che in francese o in italiano hanno lo stesso suono, lo stesso valore semantico. Chi cambia per dimostrare una particolare creatività, fantasia poetica, per distaccarsi, spiccare il volo nel cielo dei poeti o che altro, dimostra di fare solo un’operazione opportunistica: prende una traduzione preesistente e, invece, di vedere dove si distacca troppo dall’originale e, eventualmente correggere, aumenta la distanza. Come dice Deleuze, s’incontra un testo, si può rubare, ma non ci si deve regolare i conti; giudicando quel che c’è di poco poetico, che non s’accorda con i nostri gusti.
    Tradurre non è semplicissimo; che almeno non si trasformi una cosa in un’altra. Se si vuol fare una cosa diversa, la si fa senza problemi, senza farla passare, però, per traduzione.

    Sommo (e questa è una parentesi ironica che il mio parente prossimo O. mi vorrà perdonare) si attribuisce solo al Pontefice. La traduzione di O. ha termini più brutti di quella di Marotta: sommo, dentro, fiati, dirige. Ma mi piace la forma “Angelo che”. Sperando che non me ne voglia lo saluto cordialmente. Tanto, più che darmi dello stronzo, del pagliaccio, e del raccoglitore di figurine…, però se mi porta la figurina del centravanti del Rapid Vienna, lo assolvo dai suoi peccati.

    Con l’aiuto del mio piccolo Larousse classique (ti ricordi Michel), ci proviamo, da bravi pagliacci, anche noi:

    16.
    “L’intelligenza con l’angelo, nostra primordiale inquietudine.
    (Angelo, che nell’intimo dell’uomo, tiene lontani dal compromesso religioso, la parola del più alto silenzio, il significato che non si pensa. Accordatore di polmoni che dora i grappoli vitaminici dell’impossibile. Conosce il sangue, ignora il celeste. Angelo: la candela che s’inclina a nord del cuore.”

    Aspetto qui Angèle, a darci la sua versione, decifrare qualche espressione e dirimere questa annosa controversia sulle licenze dei traduttori. Ma anche Farouche, e Ernie se si mettono il naso rosso.

    rdf

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  14. Si, in effetti ha emozionato anche me rileggerla. Era una poesia, come dire, ispirata. C’è chi dice che per scrivere posie ci voglia la dedizione più che l’ispirazione. Boh? A me un mi riesce. Infatti, è quasi certo, io non sono un poeta, ma nemmeno di striscio. Però siccome siamo tutti un pò vanesi, se t’è garbata son contento.
    Ora mi metto “il naso rosso” – ché a fare il pagliaccio sono un fuoriclasse – e dico due stronzate. La traduzione è una cosa complicata se è fatta in buonafede. E’ rischiosa e fallibile. Sennò è un mestiere come un altro, perfino squallido, e amen! E’ tutto quello che mi passa per la testa. Penso però che tra-tra-durre poesia e prosa ci sia un pò di differenza. Nella poesia, forse, il traduttore proietta un pò del suo sentire, forse sbaglia ma è inevitabile. Vado a memoria, ma se penso a Dylan Thomas tradotto da Ariodante Marianni anziché da Montale, sembra che il gallese abbia una doppia personalità, tanto son diversi-i-versi che ne vengon fuori. Invece se si prende uno a caso, diciamo … Thomas Bernhard, chiunque lo traduca mi pare vada bene. Se scrivi cose essenziali, con un linguaggio essenziale – se pur complesso – non puoi far altro che attenerti all’orrido tedesco della scrittura originale. E si che son bravi lo stesso, perfino di più. Nella poesia siamo noi stessi, nella stessa nostra lingua, i traduttori dei nostri versi. Non ti verrebbe voglia, ogni tanto, se rileggi qualcosa che hai scritto (scrivesti) di rivederne il suono, la musicalità, le parole?
    Buongiorno.
    ernie

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  15. Caro Alfred,

    Grazie della tua fiducia anche se la tua richiesta mi fa tremere ! Tradurre Char !!! Non mi ci sono mai assaggiata ! Temo di non avere le competenze necessarie, ne come poeta ne come traduttrice. Ma ti faccio una proposta, dopo una notte di riflessione :

    “La connivenza con l’angelo, la nostra preoccupazione primordiale. (Angelo, quanto, all’interno dell’uomo, ci tiene fuori dal compromesso religioso, la parola del silenzio più alto, il significato che valutare non si può. Accordatore di polmoni che dora i grappoli vitaminizzati dell’impossibile. Conosce il sangue, non sa del celeste. Angelo: la candella che si china al nord del cuore.)”

    Ecco. Spero di non sbagliare troppo ! Perchè non chiedere a Antonella Anedda o a Fabio Pusterla ?

    Con amicizia

    Angèle Paoli/Terres de femmes

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  16. Bien Angèle. Un’altra versione. Mi rendo conto che è più facile tradurre dalla nostra lingua minore… Volevo capire se c’erano delle espressioni idiomatiche proprie del francese. Trovo che Vittorio Sereni sia un traduttore eccellente.
    a.

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