Guido Ceronetti

Hanno stabilito che l’energia nucleare è pulita! Guai a dubitarne. Ingegneri, professori, presidenti di Enti e Commissioni si torcono per lo sdegno… Ah com’erano bravi i gesuiti di una volta! Hanno così bene insegnato a dire una cosa pensando il contrario! È vero che l’energia nucleare è pulita, la sua traccia è quella di un uccello nell’aria, mentre carbone e petrolio sporcano con corpulenza. Tuttavia, nel rovescio cancerologico e genetico, l’energia nucleare è la più tremenda delle sporcizie. Sia di pace che di guerra, è una sola peste: però non si annusa, e l’animale umano, senza la guida dell’odorato, cade nella trappola…

«La capacità dei composti di particelle insolubili di plutonio di provocare il cancro, dovrebbe indurre ad una eliminazione mondiale dell’energia prodotta da fissione nucleare che impieghi un qualunque tipo di plutonio, da trattare o da riciclare». Con produttori di radiazioni alfa della forza del plutonio, materiale essenziale di tutte le lavorazioni nucleari, spruzzatore di radioattività attraverso le fughe, le scorie e le ricadute dal cielo, di quale difesa si può ancora parlare dal cancro ambientale? È più onesto dirci tenetevelo, com’è più filosofico pensare che quel dovrebbe rendere immortali le industrie distruggerà la vita…

I politici si sforzeranno sempre di coprire la verità, perché la loro dottrina unica, e non troppo segreta, in qualunque Stato di questo mondo, è che una moltiplicazione all’infînito dei letti di dolore per dilatare la potenza economica e militare, è un fatto accettabile. I medici non devono preoccuparsi dei danni politici e economici che una loro denuncia può fare, perché sono danni fatti al male. Se temono l’allarmismo lascino fiorire il cancro.
La teoria ambientale è piena di fascino; il bene che può fare, data la tendenza universale, e la chiusura del potere a ogni luce, è però limitato. Non può cambiare la città umana e il suo fato, ma complica, tormenta, spreme e raffina la conoscenza. L’ambiente cancerigeno — impregnazione ristretta e nutrimenti terrestri, aria di un luogo e cielo del mondo — non è solo un problema medico e sociale, è un enigma del pensiero, uno dei fili vaganti, difficili da risalire, del destino umano. E altro cancro, dal cancro, è prodotto, attraverso i massacri sperimentali e farmacologici, patimenti di bestie e amoralità scientifica, perché l’ambiente assorbe e trasmette tutto. L’attività umana è tutta cancerigena, in senso grosso e in senso sottile, ed è un cancro per lo spazio e la vita che la subiscono. Sembra inoltre che l’umanità non possa esistere senza almeno una malattia universale unificatrice, adeguata ai suoi pensieri e ai suoi mutamenti.

Guido Ceronetti, Cancro e ambiente, in La carta è stanca, Adelphi, pp. 226-230