kafka | artaud | marthe robert | l’heure nouvelle

“Una letteratura senza nome a immagine di un mondo innominabile, oppure niente più letteratura, era uno dei principali temi della nostra rivista l’Heure nouvelle, dove, senza tema di contraddirci, pubblicavamo, del resto, al tempo stesso dei testi di Kafka e le prime poesie che segnavano il ritorno di Antonin Artaud alla vita” (Marthe Robert, La vérité littéraire).

Tramite Marthe Robert e la rivista “L’Heure nouvelle” Kafka e Artaud s’incontrano virtualmente. Il parallelo tra Artaud redivivo e Kafka quasi dimenticato o malinteso è quanto mai utile a dire che soltanto uno scrittore “tornato in vita” dopo anni di segregazione manicomiale può riconoscere in tutta la sua forza il messaggio di Kafka su un universo concentrazionario.

artaud | eschilo

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Artaud che annota la frase del sogno di un altro/a: «Elle va comprendre, zut, il y a les suppliantes d’Eschyle sur le lit», trascrivendo «suppliantes» con «suppliants». Non è finita, come racconta Paule Thévenin, la dattilografa trascrive «Eschyle» con «Echylle». Artaud se ne accorge e barra il nome trascritto male, solo per aggiungervi una “s” sibilante «Eschylle», ma conservando la doppia “l”. Perché in francese raddoppiando la “l” il suono muta… e “le” diventa “ye”. La frase sarà riportata in “Suppôts e Suppliciations” (Succubi e supplizi), e il suono diventa fondamentale, come rimarca bene Paule Thévenin (esse-chi-ye). La trascrizione è, da parte di Artaud, risonorizzazione; il significante prevale sul contenuto del sogno.

jean-marie gleize | artaud

« Car les choses sont d’abord et absolument des objets » (Antonin Artaud, Cahiers de Rodez)

Là où les uns (Gauguin selon Artaud, ou André Breton, ou Dalí) pratiquent le dépaysement métaphorique de l’objet, ou son agrandissement, son altération mythique, les autres (Van Gogh selon Artaud, Ponge) déduisent le mythe du réel sans le quitter, sans lui conférer une autre valeur, un autre pouvoir que les siens propres, lesquels sont, bien sûr, tout à fait fantastiques, dès qu’on « sait le voir » et qu’on en tire les conséquences pour son écriture. Puissance « atomique », dit Francis Ponge. Artaud se sert des mêmes mots. (Jean-Marie Gleize, L’accélération du mouvement. Antonin Artaud)

Là dove gli uni (Gauguin secondo Artaud, o André Breton, o Dalí) praticano l’estraniamento metaforico dell’oggetto, o la sua amplificazione, la sua alterazione mitica, gli altri (Van Gogh secondo Artaud, Ponge) deducono il mito dal reale senza abbandonarlo, senza conferirgli un altro valore, un altro potere oltre i propri, che sono, certamente, affatto fantastici, appena «si è capaci di vederlo» e se ne traggono le conseguenze per la propria scrittura. Potere «atomico», dice Francis Ponge. Artaud si serve delle stesse parole. (Jean-Marie Gleize, L’accelerazione del movimento. Antonin Artaud)