Cythère critique / Luisa Gardini – Benoît Gréan

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http://www.cythere-critique.com/phonotheque.html

– C’è, nella sua poesia, un intreccio tra il corpo e la musica ed il suo vocabolario (che d’altronde lei ha studiato) e tutto questo dalla poesia Avril fino ai suoi lavori più recenti, quale ne è il significato ?

Più che la melodia (io mi situerei agli antipodi del lirismo, le rarissime concessioni sono di pura ironia), è il passaggio dalla dissonanza al silenzio che mi interessa, l’istante in cui la difficoltà di essere si coagula nella morte e vi si riassorbe, “point d’orgue” o battuta d’arresto che tuttavia prolunga e supera un basso continuo.

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Segnare una battuta d’arresto

e riportare idee e morte alla posizione di partenza

 

[Ghérasim Luca – Quarto d’ora di cultura metafisica]

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http://www.cythere-critique.com/expogbenoit.html

– Luisa Gardini illustra i suoi lavori e sembra anche ispirarsene per la sua attività plastica : può parlarci brevemente di questa collaborazione ?

Più che illustrare, io direi sottolineare ; questa collaborazione (una benedizione, l’opera di Luisa è delle più solide che esistano) permette alla parola di arrivare fino in fondo. Ha parlato poco fa di prossimità e la riconosco volentieri in questo caso. Senza falsa modestia, affermerei che il mio lavoro trova il suo compimento in quello di Luisa. Il suo stesso gesto sulla materia è quello che io cerco nella scrittura, ma le mie mani sono goffe, cioè resto esageramente leggibile. Si tratta ancora, come lei già ha detto, di moltiplicare le linee. O gettare la maschera fino all’osso, confondere l’immagine e scoccare il dardo /il tratto.

(Intervista : Cythère critique /Marzo 2004)

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http://www.cythere-critique.com/LGtexte.html

Non riuscendo ancora a leggere, trascrivevo pagine con una scrittura inventata, sperando di decifrare questa potenza misteriosa e inaccessibile che la scrittura era per me. E poi, ancora, le parole erano già scritte, non c’era altro da dire. Per impulso, ho utilizzato le parole (mantenendone comunque l’indecifrabilità), forse assistita da questa antica “prescrizione”. Poi sono nati i segni, gli spazi e le superfici. La collaborazione con Benoît Gréan è nata senza esitazioni, spontaneamente mi sono messa a contatto con la sua poesia, le sue parole e le sue pagine; ne è nata un’intesa non detta, non programmata, un incontro sempre pronto ad attivarsi.

Luisa Gardini

Helmut Heissenbüttel / La fin de d’Alembert

 

Lire à la place du mot antinomie le mot Anthée. Descendre le soir à la plage. Le vent s’est calmé. Au nord-ouest le ciel est couleur melon pale. Au large à l’est la nuit repose déjà sur les flots. Les galets sont encore chauds. S’asseoir dans l’un de ces lieux de repos que le gel a sculptés et la mer polis. Au loin clignote un phare. L’air s’est rafraichi. Le jour est tombé. De la mer parviennent des cris de mouettes comme des appels de naufragés. Penser à Hambourg et au ménage d’Alembert et à Ottilie Wildermuth.

Leggere al posto della parola antinomia la parola Anteo. Scendere in spiaggia alla sera. Il vento si è calmato. A nord-ovest il cielo è colore melone pallido. Al largo ad est la notte dorme già sui flutti. I ciottoli sono ancora caldi. Sedersi in uno di questi luoghi di riposo che il gelo ha scolpito e il mare levigato. Lampeggia in lontananza un faro. L’aria si è rinfrescata. Il giorno declina. Dal mare giungono le grida dei gabbiani come richiami di naufraghi. Pensare ad Amburgo e al menage d’Alembert e a Ottilie Wildermuth.

[Helmut Heissenbüttel, La fin de d’Alembert, Denoel 1973 – D’Alemberts Ende, Hermann Luchterhand 1970]

 

 

Jacques Rancière / Il linguaggio frammenta

Si dica pure, se lo si desidera, che la verità riunisce. Ma ciò che riunisce degli uomini, ciò che li unisce, è il non-essere gregari (non-agrégation). Scacciamo la rappresentazione di questo cemento sociale che pietrifica le teste pensanti dell’età postrivoluzionaria. Gli uomini sono uniti perché sono degli uomini, cioè degli esseri distanti. Il linguaggio non li riunisce. È, al contrario, la sua arbitrarietà che, costringendo a tradurre, pone gli uomini in una comunità di sforzo – ma anche in una comunità d’intelligenza: l’uomo è un essere che sa riconoscere molto bene quando colui che parla non sa ciò che dice. La verità non aggrega affatto gli uomini. Essa non si offre loro. Esiste indipendentemente da noi e non si sottomette alla frammentazione delle nostre frasi. «La verità esiste per se stessa; essa è ciò che è e non ciò che è detto. Dire dipende dall’uomo; ma la verità non ne dipende punto». Ma essa non ci è perciò del tutto estranea e noi non siamo esiliati dalle sue terre. L’esperienza di veracità ci lega al suo centro assente, ci fa ruotare attorno al suo fuoco. Innanzitutto, possiamo vedere e mostrare delle verità. Così, “ho insegnato ciò che ignoro” è una verità. È il nome di un fatto che è esistito, che può riprodursi. Quanto alla ragione di questo fatto, è per il momento nulla più di un’opinione e forse non sarà mai altro che questo. Ma, con questa opinione, noi ruotiamo attorno alla verità, di fatto in fatto, di rapporto in rapporto, di frase in frase. L’essenziale è non mentire, non dire che si è visto quando si è guardato ad occhi chiusi, non raccontare altro da ciò che si è visto, non credere di aver spiegato là dove si è solo nominato.

[Jacques Rancière, Il maestro ignorante, Mimesis 2008 ; Le maître ignorant, Fayard 1987-10/18 Poche, 2004]

http://www.mimesisedizioni.it/Volti/Il-maestro-ignorante.html

Grammatica e poesia / Jean-Claude Milner

La grammaire, par exemple, existe au moins depuis qu’il y a de l’écriture, puisque toute écriture suppose un minimum d’analyse grammaticale. Dans le monde méditerranéen, cela nous renvoie à l’Égypte et à Sumer, avant -3000. Peut-être la grammaire remonte-t-elle plus haut encore. Sans nécessairement adhérer aux hypothèses de Saussure sur les anagrammes, on peut tout au moins admettre que toute poésie suppose un minimum de grammaire, or la poésie n’a pas besoin de l’écriture; il est vraisemblable qu’elle l’ait précédée. Si cela est vrai, le moment grammatical est complètement indépendant de la science galiléenne. Je ne dis pas qu’il soit indépendant de l’observation des astres, par exemple. Que la grammaticalisation du langage ait commencé avec l’observation des astres et la prédiction des éclipses, ou avec le calendrier, c’est possible, mais c’est autre chose que la science galiléenne.

[Jean-Claude Milner, Clarté de tout, Verdier 2011]

Burroughs / Il biglietto che esplose

Le domande scendono lente da un vecchio sogno – vento di montagna impigliato nella porta – l’odore di soli affogati che si trascinano dietro la sua biancheria sudore nell’ultimo primate della Storia – come se venissi a chiedere alterazioni ma cielo azzurro sul nostro biglietto che esplose – in ogni caso che spasso date le dure circostanze – Ricordati che ero la nave e affoghiamo – finestra in putrefazione alla fine dei ruscelli – La porta non riusciva a raggiungere la carne – sogno nudo al tuo fianco e il sognatore sparito al sussurro dell’alba –

– neve grigia come morsi di luce solare che cade lieve dal mezzogiorno – l’addio nudo poi silenzio –

[p. 74-75 – 2009, Adelphi]

Benoît Gréan / Monstres tièdes / MOSTRI TIEPIDI

grean

http://www.empiria.com/libro.asp?id=259

Mostri tiepidi, Empiria, 2013 (edizione bilingue)

traduzione di Massimo Sannelli

Edizione originale: Monstres tièdes, Atelier de l’agneau éd., Saint-Quentin-de-Caplong, 2003

http://www.fabula.org/actualites/b-grean-mostri-tiepidi-monstres-tiedes_57803.php

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I poemi di Benoît Gréan sono di breve durata, sono sentenze, confessioni sotterranee, iscrizioni da decifrare con lentezza e coraggio. Descrizioni rapide, schegge satiriche, gridate sottovoce all’uscita dalla notte. Poemi del risveglio, come dice l’autore in una dichiarazione di poetica: “Non ho metodo, solo disciplina. Appartengo al mattino, all’alba precisamente. È là, nella freschezza del risveglio, che le parole s’impongono, si compongono. Non ci sono elenchi, né riserve…”. A un tempo riflessione sul linguaggio e su un mondo in decomposizione “déshabiller les morts / pour habiter les mots”, sul quale l’occhio del poeta sta in allerta e come sospeso, prima che gli altri sensi s’impongano al desideriopuis l’océan / le ciel à déglutir”. La scrittura ha un segno netto, secco, non inclina verso la retorica o la morale, ma resta attaccata alla riga, al suo scavo.

Benoît Gréan ha pubblicato Mai (atelier de l’agneau, 2001), Monstres tièdes (atelier de l’agneau, 2003), corps et riens (atelier de l’agneau, 2006), 80 (cythère critique, 2009), PSB 24 (alidades, 2010), PSA 14 (hochroth, 2011), Extinctions / Auslöschungen (hochroth, 2012), Successions (alidades, 2013).

 *

Elle veut

ne veut pas que l’on sache

car ils ont d’elle opinion si parfaite

 

quelle déception

s’ils ne s’en doutent

pas même un peu

 

*

 

Lei vuole

non vuole che si sappia

pensano tanto bene di lei

 

che delusione

se non se la sospettano

neanche un po’

 

**

 

Il déménage

rassemble quelques caisses

 

se campe au faîte

attend que la nuit

soit épaisse et l’enserre

 

il s’imagine être partout

 

*

 

Trasloca

ammucchia qualche cassa

 

si accampa in cima

attende che la notte

sia fitta e lo costringa

 

se immagina di essere ovunque


**

 

Sans mot férir

ces jours que blesse

une abyssale éclaboussure

 

souvenirs d’avenir

passés au fil d’un rire

 

*

 

Senza verbo ferire

questi giorni che ingiuria

uno schizzo abissale

 

memorie di futuro

passate a fil di risa

 

**

 

Il rêve à poing levé

s’empêtre en des orages

d’aurore filandreuse

 

peut-être eût-il aimé

qu’on le réveillât brusquement

 

*

 

Sogna a pugno alzato

si impania in tempeste

d’aurora filamentosa

 

avrebbe forse amato

un risveglio improvviso

 

**

 

D’un coup nos dictionnaires

auront vieilli

 

nous ne porterons plus

même nom

 

d’innocents repentirs

durciront nos silences

 

*

 

Di colpo i nostri dizionari

saranno invecchiati

 

non porteremo più

lo stesso nome

 

innocenti rimorsi

induriranno i nostri silenzi

 

**

 

En quarantaine on démesure

la chambre du défunt

retraversée

 

silence torve

 

il reste tant d’enfance à satisfaire

 

*

 

In quarantena si smisura

la camera del morto

riattraversata

 

silenzio torvo

 

rimane tanta infanzia da saziare