compact | maurice roche

3. Sarò morto tanto a lungo quanto chiunque altro…

Sarò morto tanto a lungo quanto chiunque altro, e tuttavia all’ora attuale sono vivo. Ho pregato fino a mezzanotte e sono stanco morto. Ho fame.  

Senza arrivare a dimenticare completamente che occupo, disteso su un giaciglio, una mansarda di hotel (via Gît-le-Cœur, nel cuore di Parigi), mi immagino giacente di marmo in fondo a una cripta oscura. Sento le orazioni, le litanie confuse e, a notte alta come un tempo, la voce di mia madre, venuta da lontano dalle profondità… i resti di una ninnananna   

«il mercante di sabbia che passa…»)  

Si preme l’interruttore della lampada da notte «un guasto alla corrente?» Un fiammifero (i fiammiferi sulla mensola) si sfrega un fiammifero senza produrre la più piccola scintilla. Si può supporre che i fiammiferi siano umidi. Non si vede niente.  

«Amaurosi (si pensa alle parole del medico) amaurosi nel paese dei ciechi, in piena democrazia! Qui ci si sposta in filigrana in uno spazio senza riflessi; e gli specchi in braille, non esistono…»

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3. Je serai mort aussi longtemps que n’importe qui…

Je serai mort aussi longtemps que n’importe qui, et cependant à l’heure présente je suis vivant. J’ai prié jusqu’à minuit et je suis crevé. J’ai faim.

Sans arriver à oublier complètement que j’occupe, couché sur un grabat, une mansarde d’hôtel (rue Gît-le-Cœur, en cœur de Paris), je m’imagine gisant de marbre au fond d’une crypte obscure. J’entends les oraisons, les litanies brouillées et, au haut de la nuit comme jadis, la voix de ma mère, venue de loin des profondeurs … les restes d’une berceuse

            «le marchand de sable qui passe… »)

On presse l’olive de la lampe de chevet « une panne de courant ? » Une allumette (les allumettes sur la tablette) on frotte une allumette sans arracher la moindre lueur. On peut supposer que les allumettes sont humides. On ne voit rien.

« Amaurose (on songe aux propos du médecin) amaurose au pays des aveugles, en pleine démocratie ! Ici on se déplace en filigrane dans un espace sans reflets ; et les miroirs en braille, ça n’existe pas… »

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[Maurice Roche, Compact, Tristram 1993, CD, trad. it. A. Riponi]

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La lettura di Maurice Roche (15 febbraio 1990; Tristram 1993) mantiene la costruzione polifonica dell’originale, la simultaneità delle voci. Le varie soluzioni tipografiche corrispondono a differenti voci mentali. C’è questo passaggio – come scrive Jean-Louis Baudry – «dalla vista all’udito, dall’ascolto interiore all’audizione esteriore». Come se l’autore si riappropriasse di un testo lasciato all’interpretazione silenziosa del lettore. La voce di Maurice Roche si modula su vari registri «voce profonda e fluida, seducente e persuasiva, drammatica, ironica, commovente e confidenziale, voce capace di trasformare un momento panico in irresistibile umorismo catastrofico, fino a diventare così profonda da sembrare uscire dall’oltretomba». «Libro memorabile dell’assenza personale – lo definirà Denis Roche – e allo stesso tempo la più lancinante delle autobiografie».

[da: Postilla a Compact di Maurice Roche, Anterem 95/2017]

PS: Compact (Seuil 1966) fu tradotto nel 1970 per Lerici da Carla Vasio.

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