Ma verrà una sera, un’altra, e la luce collasserà dal cielo e il colore della terra e la porta s’aprirà sul vento o la pioggia o il nevischio o la grandine o la neve o il fango o la tempesta o gli immobili tiepidi profumi estivi o la quiete del ghiaccio o il risveglio della terra o il silenzio del raccolto o il cadere delle foglie nell’oscurità ognuna dalla sua altezza, senza che mai due giungano al suolo nello stesso istante, volteggiando rosse e scure e gialle e grigie vivacemente per un solo attimo, sì, nell’oscurità, per un solo attimo, prima di andarsi a cacciare tutte insieme nei loro cumuli, un cumulo qui, un altro là, per essere rimestate da bambine e bambini felici al ritorno da scuola…
Questo passo tocca perfino le mie corde. Pensare a qualcosa che muore ma che è la felicità per qualcuno . . .
e
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Désir se fait Amour par ses voies nocturnes
Dans le chagrin des siecles; et par beauté
Comprise, par limite acceptée, par mémoire,
Amour, le temps, porte l’enfant, qui est le signe.
Et en nous et des nous, qui demeurons
Si obscurs l’un à l’autre, ce qui est
La faute mais fatale, la parole
Etant inachevée comme l’etre encore
Que sa joie prenne forme: pour retenir
L’eau dans sa coupe fugitive, pour refléter
Le feu, qui est le rien; pour faire don
D’au moins l’idée du sens – à la lumière.
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Pensare a qualcosa che muore ma che è la felicità per qualcuno . . .
Désir se fait Amour par ses voies nocturnes
Dans le chagrin des siecles…
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queste riflessioni m’immalinconiscono, come se la felicità – nella sua essenza – fosse il controcanto del dolore; buona mattinata, alfred & company, g*
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Grazia, mi trova concorde..avremmo bisogno di andare in vacanza 🙂
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