luogo | david cooper

“… Noi possiamo essere quel luogo che non esiste più, da dove venne l’ondata di marea di Hokusai. «Noi» gettiamo un sasso nella piscina che è «noi». La pietra affonda. Noi siamo «l’affondare» e siamo le increspature (le onde della marea, tsunamis) che si allargano dal punto di contatto tra la pietra e la superficie della piscina che non è più lì perché il sasso l’ha lasciata per un luogo nel quale neppure noi siamo (il fondo di noi stessi). Una vera fenomenologia di scienza fisica deve occuparsi dell’apparire dell’azione e dello scomparire degli oggetti. Una vera fenomenologia dell’io è basata sulla realizzazione della sua non-apparenza affiorante in esperienze critiche di assenza. Per dirla in altro modo, l’io è sempre il luogo dal quale siamo venuti e verso il quale andiamo, ma l’apparire della nostra venuta è lo scomparire di quel luogo, che rimane sempre senza esistenza sia nel passato che nel futuro e, con maggior evidenza, nel presente”. (David Cooper, La morte della famiglia, Einaudi 1972).

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Ritorneremo [nel luogo] da dove siamo venuti.

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